Lo Sport è sempre Avanti

  • 5 Febbraio 2020
  • Pasquale Tardino
  • Motivazione
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In un’Italia divisa dal vento xenofobo lo sport si dimostra ancora una volta esempio di promulgazione di Valori . Uno dei tanti esempi quello delle quattro italiane che vinsero l’oro nella staffetta 4×400 ai Giochi del Mediterraneo del 2018 in Spagna.

La condivisione che la foto ottenne su tutti i social a colpi di tweet e commenti non fu tanto da attribuire ai quattro bellissimi volti sorridenti che brillavano di tutto l’orgoglio di una vittoria meritata, quanto alla singolarità delle campionesse, vero e proprio melting pot di culture: Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e Libania Grenot.

C’è chi, nel dubbio, le ha definite afro-italiane, ma loro sono italianissime e lo rivendicano. Chigbolu e Lukudo sono nate rispettivamente a Roma e ad Aversa, ma vantano una discendenza africana: dalla Nigeria la prima, dal Sudan la seconda.

L’identità italiana di queste ragazze è parte di loro, inscindibile dalla loro origine: Lukudo ha adottato persino il nome di Raffaella, proprio lei che ha ottenuto la cittadinanza in contemporanea con i genitori, giunti in Italia da rifugiati.

Ayomide Folorunso invece è nata in Nigeria, classe 1996, ma vive in Italia da quando aveva sette anni e la sua carriera atletica è iniziata proprio nel nostro Paese quando è stata notata per la sua bravura nel corso delle competizioni scolastiche.
Libania Grenot è forse la più famosa delle quattro: nata a Cuba nel 1983 è diventata italiana per amore, in seguito al suo matrimonio nel 2008. Nel suo paese natale era già considerata un talento, ma l’affemazione l’ha avuta in maglia azzurra. Nel 2014 ha vinto l’oro agli europei di Zurigo. Agli europei di Amsterdam ha conquistato il bronzo con la 4×400 azzurra, mentre a Rio 2016 ha segnato il nuovo record italiano.

Non solo atlete, ma anche studentesse di scienze motorie, scienze dell’educazione, medicina.

Appassionate di arte e disegno. Ragazze moderne, completamente integrate nella società: Ayomide confessa che la sua passione è leggere libri fantasy e sogna di diventare pediatra.

Sono loro il simbolo della rivoluzione di un’Italia Nuova, multiculturale e vincente, che non teme le differenze e crede nell’integrazione tra le culture. Rappresentano uno schiaffo alle politiche neorazziste che stano emergendo in modo allarmante nel nostro Paese e sempre più conducono a una visione individualista, radicale, separatista tra i popoli.

La cornice perfetta per questa storia non potevano che essere i Giochi del Mediterraneo.

Il Mediterraneo, non a caso:  culla di civiltà e di sviluppo, luogo di scambi commerciali tra i Paesi più distanti, torna simbolicamente a rimarcare il suo ruolo cardine nel promuovere l’unità tra i popoli. Un tempo nel bacino del mare le barche navigavano per trasportare otri di olio e di vino, alimentando uno scambio di beni, di cibarie e di sostentamento. L’acqua favoriva un circuito di unione, di reciproco sostegno, mentre oggi in quello stesso mare si sta consumando un vero e proprio sterminio, l’apocalisse del XXI secolo, di cui forse un giorno troveremo traccia sui libri di storia stupendoci per non aver saputo cogliere l’entità di quella tragedia che si stava consumando sulle nostre coste.

La fotografia di queste quattro atlete che stringono la bandiera italiana sono il migliore esempio della giusta mentalità con cui approcciarsi ai cambiamenti e alle sfide che questo nuovo decennio ci pone.

Dobbiamo tutti essere dispoNIbili a un concetto di frontiera aperta, accogliente, fatta di passi che avvicinano: racchiuso nella stessa nozione di viaggio.

L’Italia che vince è multiculturale, come il Mediterraneo e non è un caso che ancora una volta l’esempio venga dallo sport ????