Produzione biologica e prodotti bio: facciamo chiarezza

  • 20 Aprile 2021
  • Tonia Schipani
  • Nutrizione
  • 0
  • 271 Views

L’attenzione verso il biologico è al suo apice: sempre più presente sugli scaffali dei supermercati, sempre più venduto e apprezzato, con una crescita costante di anno in anno.

Gli alimenti prodotti con metodi biologici piacciono nonostante il prezzo più elevato, perché percepiti come più salubri, genuini e sicuri, oltre che come più sostenibili.

Produrre in modo biologico implica il rispetto delle regole dell’agricoltura biologica, definite per promuovere la protezione ambientale, mantenere la biodiversità e la fiducia del consumatore. Le regole per il biologico sono applicabili a tutte le aree della produzione, preparazione e distribuzione alimentare, dal seme al prodotto finito, sulla base di 5 principi chiave:

  • assenza di OGM;
  • assenza di radiazioni ionizzanti (radiazioni ad elevata energia usate per sterilizzare gli alimenti);
  • assenza di ormoni nell’allevamento animale;
  • limitazioni per fertilizzanti chimici, erbicidi e pesticidi;
  • restrizioni per gli antibiotici.

Partendo dall’agricoltura, che rappresenta l’attività alla base di tutti i processi di produzione biologica, sono previste norme specifiche per ogni settore della filiera agro-alimentare e zootecnica, per mantenere il benessere animale.

Le regole per la produzione biologica si applicano a tutte le fasi, dalla produzione fino all’arrivo al consumatore, inclusi lo stoccaggio, la lavorazione, il trasporto e la distribuzione. Un prodotto trasformato, per poter essere definito biologico, deve avere almeno il 95% degli ingredienti da agricoltura biologica.

Sebbene i consumatori siano spesso convinti che gli alimenti biologici abbiano miglior gusto e sapore, non vi sono evidenze sufficienti a favore della superiorità dei prodotti biologici in termini di qualità organolettiche.

Secondo alcuni studi, rispetto ai prodotti convenzionali, quelli biologici hanno delle lievi differenze per quel che riguarda il contenuto di alcuni nutrienti, variabili in base alla categoria alimentare. Tuttavia, il loro impatto e significato dal punto di vista nutrizionale è marginale.

Escludere i fitofarmaci e i pesticidi chimici di sintesi non significa che l’agricoltura biologica non possa far ricorso ad altre tipologie di fitofarmaci o pesticidi organici naturali per i quali, come per le versioni sintetizzate, sono previsti dei limiti di sicurezza (MRL, Limite Massimo di Residuo). Premettendo che la grande maggioranza dei prodotti in commercio presenta residui di pesticidi al di sotto delle soglie stabilite, generalmente i prodotti convenzionali hanno livelli di residui più elevati rispetto ai biologici. Ciò non esclude, tuttavia, che ci si possa imbattere in prodotti biologici oltre la soglia, così come in prodotti convenzionali completamente privi di residui, con una spiccata variabilità in base alla categoria alimentare (in particolare tra il mondo vegetale e quello animale).

Comportando rese inferiori rispetto all’agricoltura convenzionale, l’agricoltura biologica non è allo stato attuale il paradigma dell’agricoltura sostenibile, non essendo in grado di produrre cibo a sufficienza per sfamare il mondo e garantire la food security.

Una combinazione intelligente di metodi biologici e convenzionali potrebbe essere la direzione da seguire in futuro, contribuendo all’aumento della produttività sostenibile nell’agricoltura globale.

Le evidenze attualmente disponibili non attestano in modo univoco la superiorità nutrizionale o organolettica degli alimenti biologici tal quali, che sicuramente hanno un minor quantitativo di residui di pesticidi ma non ne sono del tutto privi, come spesso si pensa.

Ad oggi, piuttosto che generalizzare, promuovere o condannare la raccomandazione dei prodotti biologici come scelta di salute tout-court, è più che opportuno consultare i valori nutrizionali di ciascun prodotto che ci si accinge a consigliare o ad acquistare, per favorire una scelta consapevole e in linea con le esigenze di ognuno, senza sottovalutare l’importanza etica di tale scelta e il suo potenziale e auspicabile minore impatto ambientale futuro.

Dott.ssa Tonia Schipani